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Relazione del Presidente, Gino Rotella
al IV° Congresso ALPAA

La scelta di Scilla, in Calabria, come sede del IV Congresso dell’ALPAA, non è priva di significato.
Essa nasce dalla consapevolezza di dover porre, tra le altre cose, due questioni rilevanti che intendiamo rendere tangibili con la scelta di un luogo, qui, dove due mari si mescolano nel Mediterraneo, nell’antichissimo crocevia in cui, da millenni “tutto confluisce, complicandone e arricchendone la storia”.
Il Mediterraneo. Quel luogo che con una locuzione latina taluni chiamano “Mare Nostrum”, ma che proprio nostro non è. Non lo è mai stato, non lo sarà mai; ma poi nostro... noi... noi chi?
Quando sosteniamo che bisogna salvaguardare la “nostra” biodiversità, la “nostra” macchia mediterranea, dovremmo sapere che ad eccezione dell’ulivo, della vite e del grano, tutto il resto viene da culture lontane.
Erodoto, “il padre della storia”, vissuto nel V° secolo a.C. non vide mai e mai raccontò di arance, mandarini, limoni, perché arrivarono molto tempo dopo dall’Estremo Oriente, portati dagli arabi, come il riso. I fichi d’India, l’aloe, l’eucalipto furono portati dall’America, i cipressi dalla Persia, il pomodoro dal Perù, la melanzana dall’India, il peperoncino dalla Guyana, il mais dal Messico, il fagiolo, la patata, il pesco dalla Cina e dall’Iran.
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