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PAC E INFORMAZIONE ANTIMAFIA per accedere ai fondi europei: Esonerati i piccoli produttori agricoli
L’articolo 28 della legge n. 161 del 17 ottobre 2017 è chiaro: “Acquisizione dell'informazione antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei”. E stabilisce che “L'informazione antimafia è sempre richiesta nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli demaniali che ricadono nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei”.
Nella buona sostanza, se fino a ora la certificazione antimafia era richiesta ai soli imprenditori che percepivano un finanziamento superiore a 150.000 euro, d’ora in poi – salvo correzioni alla legge – l’erogazione dei sostegni economici dell’Unione Europea, tra cui il premio Pac e i Psr, è subordinata alla presentazione della certificazione antimafia.
Non si tratta qui di esprimere giudizi. Sappiamo bene come vanno le cose e quali sono le criticità della normativa vigente e a volte della burocrazia che hanno consentito (e consentono) alle mafie di lucrare sulle risorse comunitarie e di bloccare, invece, il sostegno economico agli agricoltori seri e ai giovani che gestiscono i terreni confiscati alla criminalità organizzata.
Si tratta invece di evidenziare qualche perplessità e di vedere come una giusta legge non diventi un boomerang a danno dei legittimi interessi dei produttori agricoli seri, laboriosi e onesti. Che in prima battuta, avranno a che fare con i limiti amministrativi delle prefetture e degli organismi pagatori, a cominciare da AGEA, impreparati a gestire il forte flusso di richieste; fonte certa del rallentamento se non del blocco dei prossimi pagamenti dei fondi europei.
Norme così complesse e delicate andrebbero trattate con misura e accortezza, traendo dalle esperienze di chi le adopera quotidianamente ragioni e metodi per modificarle e migliorarle. Salvo non si tratti di mera propaganda, dagli scarsi risultati effettivi.
Per le mafie, si sa, la soglia prevista per produrre la certificazione antimafia, non è mai stata un problema, basta fermarsi un centesimo di euro sotto e il gioco è fatto. E se per un mafioso è abbastanza semplice ottenere un purchessia contratto per dimostrare il possesso del terreno su cui agganciare i benefici comunitari, altrettanto non è per coloro che, ad esempio, hanno avuto in affidamento un terreno confiscato alla criminalità.
Basterebbe chiederlo ai diretti interessati per sapere che i PSR non prevedono di finanziare interventi su terreni concessi in comodato d’uso quali sono appunto - essendo proprietà demaniali - i beni confiscati; oppure che i nuovi titoli per beneficiare degli aiuti del cosiddetto primo pilastro della PAC sono concessi solo ai “giovani agricoltori” e a società di nuova costituzione.
La legge, ora, entrata in vigore il 19 novembre scorso, prevede che per il 2017 la certificazione dovrà essere presentata entro il 30 novembre prossimo.
Vale per tutti gli agricoltori che beneficiano di fondi europei superiori a 5mila euro. La nuova soglia è stata introdotta da un emendamento al cosiddetto decreto fiscale approvato dal Senato e ora in discussione alla Camera.
Per noi e per i piccoli produttori agricoli è un passo avanti, nondimeno manca il resto.
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